L’attività di Nicoletti Servizi produce specifici effetti positivi sul piano ambientale, occupazionale e solidale.

Ambiente
Nicoletti Servizi, come tutte le aziende sane che si dedicano alla raccolta e al recupero di rifiuti tessili, produce importanti risultati di utilità collettiva sul piano ambientale.
Delle oltre 6000 tonnellate annue raccolte dall’azienda, infatti, circa il 60% viene riutilizzato, il 30% riciclato e il 10% smaltito. Secondo le analisi scientifiche riportate nello studio svedese “Second Hand Effect 2020”, per ogni kg di abbigliamento reimmesso nel mercato dell’usato si risparmiano 8 kg di Co2 equivalente grazie al fatto che un nuovo abito non viene prodotto.
Applicando questo parametro, è ragionevole stimare che grazie al lavoro di Nicoletti Servizi e dei suoi partner venga evitata ogni anno l’emissione in atmosfera di 88.000 tonnellate di emissioni di CO2 equivalente, che è lo stesso livello di inquinamento prodotto dal traffico veicolare a Milano in undici giorni. E questo senza contare i benefici ambientali che derivano dal riciclo delle fibre!

Nicoletti Servizi e i suoi partner italiani della Rete NICE, grazie a uno specifico accordo stipulato con le imprese Selena sarl, Fripco, Tata, Sola e Al Raouf, analizzano periodicamente gli stock inviati dall’Italia assieme al personale africano della vendita all’ingrosso, per fare in modo che le operazioni di raccolta e selezione siano affinate in funzione delle esigenze del mercato.
Tali analisi merceologiche, oltre ad offrire indubbi vantaggi commerciali in un’ottica di ciclo di qualità, sono importantissimi ai fini della prevenzione degli illeciti ambientali. La cronaca internazionale dimostra infatti che quando non c’è ciclo di qualità i grossisti e gli ambulanti, che sono l’ultimo anello della catena, si devono far carico di scarti che non dovrebbero avere e il risultato, purtroppo, è lo smaltimento illecito.
Lavoro
La filiera di Nicoletti Servizi è labor intensive. Questo vuol dire che la maggioranza della ricchezza economica prodotta lungo la catena di valore è distribuita ai lavoratori sotto forma di salari. Nicoletti Servizi impiega 17 lavoratori. Celutex ed Hermantex, che trattano i rifiuti tessili raccolti dalla Nicoletti Servizi, impiegano altri 73 lavoratori per le operazioni di selezione e igienizzazione.
La retribuzione di questi 90 salari produce ricchezza e sviluppo locale in Italia, ed è garantita dalla regolarità dei pagamenti realizzati dalle imprese africane convenzionate che comprano gli abiti usati riutilizzabili. Queste ultime, a loro volta, impiegano in modo diretto circa 50 lavoratori congolesi e maliani, e mediante la vendita all’ingrosso degli stock provenienti dall’Italia garantiscono un reddito a diverse centinaia di microimprenditori ambulanti.
Lo studioso Haggblade ha dimostrato che su 10.000 dollari annui venduti al consumatore finale i canali dell’usato impiegano 4,8 lavoratori full time e quelli del nuovo solo 0.2 lavoratori ("The Flip Side of Fashion: Used Clothing Exports to the Third World", Steven Haggblade, 1990).
Il ciclo di qualità operato da Nicoletti e dai suoi partner, oltre a essere fondamentale per prevenire l’inquinamento ambientale, è anche una forma di protezione dei soggetti deboli che si trovano a valle della filiera.
Di fatti, quando il ciclo di qualità non esiste non solo i microimprenditori del commercio ambulante sono indotti a disfarsi irregolarmente dei rifiuti, ma rischiano anche di vivere forti difficoltà economiche. Acquistare una balla dalla qualità inadeguata può essere per le famiglie degli ambulanti un vero e proprio dramma, perché la minor quantità di vestiti effettivamente vendibili non consente di recuperare i soldi che servono ad acquistare la balla successiva.

Solidarietà
Un altro elemento fortemente distintivo della filiera di Nicoletti Servizi è l’apporto solidale ai territori. . La Nicoletti Servizi riesce infatti ogni anno ad allocare oltre il 10% del proprio ricavo totale a progetti sociali rigorosamente rendicontati: una quota superiore alla gran maggioranza degli enti solidali che si dedicano alla raccolta degli abiti usati. Laddove le aziende di igiene urbana non chiedono contributi economici in cambio dell’autorizzazione a raccogliere, la percentuale di ricavo destinata ai progetti sociali sale a circa il 25% (oltre mezzo milione di euro dal 2015 al 2021). Per vedere il dettaglio dei progetti visita la pagina dedicata alla Solidarietà.
Valentina Rossi di Nicoletti Servizi è stata intervistata su questi argomenti dagli autori de “La Rivincita dell’Usato” (Edizioni Ambiente, 2022).
Riportiamo qui di seguito il rispettivo estratto del libro.
Chi conosce il settore e i margini economici con cui operano i raccoglitori sa perfettamente che riservare oltre il 10% del proprio fatturato alla solidarieta non è affatto facile”, ci dice Valentina. “La maggior parte degli enti che si dichiarano solidali non riesce a raggiungere margini cosi alti. Noi non ci dichiariamo solidali, siamo una semplice impresa a conduzione familiare e per questo motivo non godiamo ne di sgravi fiscali né di elargizioni di denaro. Ma se invece che guardare le etichette si andassero a verificare i risultati, molti pregiudizi cadrebbero all’istante. Il nostro lavoro solidale ha forti valori aggiunti in termini di controllabilita e trasparenza. Innanzitutto i soldi che destiniamo alla solidarieta non variano dipendendo dalla nostra condizione economica o dalla fluttuazione dei prezzi di vendita degli abiti che raccogliamo: sono sempre quelli, qualsiasi cosa succeda, perche firmiamo contratti vincolanti al rispetto.
Il territorio non mette mai in dubbio la destinazione dei soldi che doniamo perche sono soldi veri, perche è il territorio stesso a decidere come gestirli e perché le attivita realizzate sono sotto gli occhi di tutti. Ma il nostro lavoro è spesso svalutato perche ci troviamo a competere con operatori che, pur facendo meno solidarieta di quanta ne facciamo noi, dichiarano di farne di più. L’equivoco nasce dal concetto di valorizzazione, che a volte viene inserito nei bilanci di sostenibilità.
In parole semplici, la cosiddetta valorizzazione consiste nell’attribuire un valore economico arbitrario a indumenti che vengono donati a enti solidali collegati, che poi li rivendono nelle loro catene commerciali destinando ai progetti sociali solo il margine risultante al netto di tutti i costi. Ma a essere presentato non è il margine risultante, che potrebbe anche essere molto piccolo o addirittura assente, ma l’ipotetico valore di mercato degli abiti consegnati all’ente solidale prima che se li rivenda.
La Rivincita dell’Usato. Edizioni Ambiente, 2022